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  • martedì 29 aprile 2025

Denuncia Fp Cgil: poche donne e pochi uomini per la gestione delle esecuzioni penali esterne (fuori dal carcere)

 


E’una vera e propria denuncia in piena regola, fatta di numeri e di emergenze lavorative, quella fatta dalla Fp Cgil sulla situazione dei lavoratori impegnati nel comparto delle carceri e destinati alle cosiddette misure di esecuzione penale esterne. Secondo i dati forniti dal sindacato e pubblicati oggi sul portale Rassegna.ti sono oltre 94.000 i soggetti in carico al segmento dell’esecuzione penale esterna, a fronte di una mole di lavoratrici e lavoratori interessati, tra funzionari sociali e agenti di polizia penitenziaria, pari a 1.300. È questo lo stato in cui versa l’esecuzione penale esterna, ovvero quel segmento del complesso mondo dell’esecuzione penale che si occupa, in prevalenza, di chi sconta la pena fuori dalle mura carcerarie. Queste considerazioni e questi numeri sono stati forniti nel corso dell’iniziativa ‘Fuori a metà - L’altra pena, fuori dalle mura’. Al centro dell’iniziativa un settore che dipende dal Dipartimento di giustizia minorile e di comunità del dicastero di via Arenula e che persegue il potenziamento e l’implementazione di misure alternative al carcere, come previsto dalla legge 67 del 2014 con l’istituzione della messa alla prova.


Quest’ultima rappresenta la possibilità di richiedere la sospensione del procedimento penale per reati considerati di minore gravità, possibilità già prevista per i minorenni e, dalla legge citata, ora anche per gli adulti. Il settore dell’esecuzione penale esterna comprende una serie di attività e interventi, tra cui il controllo, il consiglio e l’assistenza, mirati al reinserimento sociale dell’autore di reato e volti a contribuire alla sicurezza pubblica. Insomma l’obiettivo, spiega la Fp Cgil, è rendere il carcere l’ultima ratio e di perseguire, attraverso la pena da scontare fuori dalle mura, l’attuazione piena dell’articolo 27 della Costituzione, ovvero la rieducazione e il reinserimento del reo nella società.


Ma i numeri rendono improbo questo compito. Il bacino di utenza dell’esecuzione penale esterna, dalla sua istituzione, ha registrato un progressivo aumento che non è soltanto determinato dall’introduzione della misura della ‘messa alla prova’, ma anche dal costante aumento del numero di persone che fruiscono delle misure alternative e sanzioni sostitutive. Si è passati così, rilevano i numeri della Funzione pubblica Cgil, dalle 32 mila persone (31.404 in misure alternative e 804 messe alla prova) del 2015 alle oltre 55 mila (39.843 e 15.171) del 2019. Ma non solo, precisa il sindacato, si deve considerare che una funzione fondamentale dell’esecuzione penale esterna è quella della consulenza sia nei confronti della magistratura che nei confronti degli istituti di pena. Un carico di lavoro rappresentato da altre 39 mila persone che si aggiungono alle 55 mila che già fruiscono di una misura.


 

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