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  • domenica 8 giugno 2025

D’Amico (ConfimpreseItalia): “Bisogna andare oltre i 7,5 miliardi messi in campo dal Governo. Serve una iniezione di liquidità direttamente verso le imprese”

Intervista al Presidente della Confederazione che in Italia rappresenta oltre 80mila aziende. Le proposte per contrastare il coronavirus


 


 


D’Amico (ConfimpreseItalia): “Bisogna andare oltre i 7,5 miliardi messi in campo dal Governo. Serve una iniezione di liquidità direttamente verso le imprese”


 


 


Il Governo ha appena varato un pacchetto economico per fronteggiare l’emergenza da Coronavirus. Sette miliardi e mezzo di euro ripartiti in quattro aree diverse di intervento. Si tratta di misure secondo voi sufficienti?


 


A nostro avviso le risorse messe in campo sono totalmente insufficienti perché il contraccolpo sull’economia nazionale reale è ben superiore e va a colpire soprattutto le micro, le piccole e le medie imprese. Gran parte di queste risorse, poi, sono correttamente utilizzate per far fronte all’emergenza sanitaria, con l’assunzione di medici ed infermieri, potenziare le strutture dell’accoglienza sanitaria e dell’emergenza. Va raccolto in pieno l’appello del Capo dello Stato e il Governo dovrà tener conto anche di quanto propone l’opposizione, che ha formulato altre proposte che vanno oltre i 7,5 miliardi messi in campo dal Governo. Credo sia necessaria una sintesi. 


   


Confindustria propone un Piano europeo triennale con una dote di tremila miliardi di euro per rilanciare investimenti e infrastrutture in Italia e in Europa. E’ una richiesta che l’Europa potrà accogliere?


 


La Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Layen, fino ad ora non ha manifestato alcuna sensibilità verso questa emergenza epocale. La prossima settimana, martedì credo, ci sarà una sessione del Parlamento Europeo tutta dedicata all’emergenza Covid 19. Ci auguriamo che la Presidente sia presente, ma al tempo stesso auspichiamo che faccia la sua parte anche la Banca Centrale Europea, che potrebbe prevedere interventi straordinari adeguati al momento straordinario mettendo in campo una strategia di contrasto all’emergenza che, purtroppo, non abbiamo ancora visto.  


  


Da più parti si chiede di intervenire con il sostegno al credito, per dare maggiore liquidità alle imprese; con misure di semplificazione della burocrazia; con incentivi all’occupazione giovanile e con misure specifiche per il Mezzogiorno.


 


Purtroppo, questa volta l’emergenza non riguarda solo l’occupazione giovanile e il Sud, ma è più ampia. Forse mai l’Italia e probabilmente nei prossimi mesi il resto dei Paesi membri dell’Unione Europea, dovranno affrontare momenti postbellici. E’ chiaro che saranno utili misure di semplificazione e incentivi per l’occupazione e più attenzione da parte delle banche verso le imprese quanto al credito, ma il punto è che mai abbiamo vissuto e ci siamo trovati in una condizione simile. Chi pensa di utilizzare misure ordinarie non ha compreso nulla, non ha respirato l’aria che tira dal Sistema Italia. Serve pensare e progettare altro. Un vero e proprio piano Marshall con un’iniezione di liquidità direttamente alle imprese non sotto forma di prestito ma quale intervento economico straordinario. Alle imprese servono euro non chiacchiere. Noi le nostre proposte le abbiamo già indicate ai tavoli con la Presidenza del Consiglio, al MISE, al Ministero del Lavoro e alle Regioni. Ma di risposte, purtroppo, ne abbiamo ricevute poche.


 


Le economie delle province di Frosinone e Latina erano in condizioni difficili già prima dell’emergenza da Covid 19. Questa potrebbe essere la goccia che farà traboccare il vaso, o potremmo trasformare questo momento in un’occasione di rilancio?


 


Si, lei ha ragione. Frosinone e Latina erano già in crisi prima dell’arrivo di Covid 19. Ci auguriamo che, come dice lei, non sia la goccia che faccia traboccare il vaso. Le economie dell’eccellenza che questi territori hanno nelle loro corde, possono fare ancora la differenza: il farmaceutico, l’aerospaziale, tutto il comparto agricolo ed alimentare e sopratutto il turismo sono avanti rispetto a tante altre regioni d’Italia ed addirittura a Paesi d’Europa e del mondo ma hanno bisogno di un sostegno reale non di pannicelli caldi. Ogni Istituzione nazionale, regionale o comunale deve capire che questo è il momento di dare non di ricevere. L’unica cosa che serve è che le imprese vanno tutelate e sostenute e ci sembra che, purtroppo, attorno al sistema Italia si stia stringendo un cappio da parte di Paesi competitor che cercano di sfruttare il Coronavirus per interessi nazionali. La ns. proposta concreta per Fiuggi e le altre località turistiche che rischiano di essere travolte dalla crisi, è l’istituzione delle Zone Franche Urbane (Z.F.U.) che rappresentano degli ambiti territoriali, colpiti da calamità naturali, dove si attuano programmi di defiscalizzazione e decontribuzione rivolti alle attività produttive. Nello specifico tali programmi consistono nell’esenzione dall’imposta sui redditi, nell’esenzione dall’imposta regionale sulle AA.PP., nell’esenzione dell’imposta municipale propria ed esonero dal versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali sulle retribuzioni dal lavoro dipendente.


 


Il settore dell’automotive: con la crisi del mercato asiatico e con le incertezze della produzione in Italia, quali sono le prospettive, anche nelle nostre province?


 


Il settore dell’automotive è uno dei fulcri della nostra economia nazionale, e rappresenta in questi distretti territoriali, il meglio del Made in Italy. FCA, proprio in questi giorni, ha presentato nuovi modelli, in particolare l’elettrico che potrebbe rappresentare una prima risposta alla crisi di questo comparto. Purtroppo le linee dell’alta qualità, e pensiamo ad Alfa Romeo e Maserati, dovranno resistere perché la congiuntura sarà spigolosa e dura da digerire. La qualità, alla distanza è sempre premiata.  


 


Quali sono i settori più esposti e perché?


 


I comparti del turismo, della cultura e della ristorazione sono la punta di una grande iceberg. Sono migliaia i posti di lavoro a rischio. Quando parliamo di punta di un iceberg riteniamo che questi settori produttivi siano solo una piccola parte di quello che sta letteralmente collassando. Dietro questi comparti si muove un mondo intero fatto dalle aziende dell’agroalimentare, della comunicazione legata ai grandi eventi ed ai congressi, e tutto il settore dei servizi. Basta vedere i numeri del disastro economico per rendersi conto: alberghi (-60-70% media livello nazionale); ristorazione (-50% livello nazionale); Musei cinema ed attività collaterali (-80% livello nazionale). Credo che queste cifre messe insieme dal nostro Ufficio Studi e grazie al nostro continuo monitoraggio nei territori, per questo voglio ringraziare le nostre associazioni territoriali e le nostre Federazioni di categoria, siano il quadro finale di una situazione al collasso. Raccogliamo, però, l’invito del Presidente della Repubblica Mattarella a fare squadra. Solo questo potrà fare la differenza.


 


Qual è la vostra proposta?


 


Seguire il modello Wuhan ovvero chiudere tutto, ad eccezione dei cosiddetti centri nevralgici, per un periodo limitato consigliando, nel contempo, alle persone di ridurre allo stretto necessario i rapporti interpersonali; le ricadute economiche possono essere ammortizzate dal Governo procrastinando una serie di versamenti a varie Istituzioni (Unione Europea, ONU,…) visto lo stato straordinario in cui ci troviamo.


 

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