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  • giovedì 25 aprile 2024

Amianto, lavoratori e tutele nell’era del coronavirus

 


 


L’amianto, detto anche asbesto, è un killer implacabile. Il Covid-19 si è insinuato nelle fragilità delle sue vittime, tra le quali coloro che sono stati esposti alle fibre dei minerali di amianto e, comunque, dei soggetti deboli. L’ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, ha preso atto delle criticità fatte emergere in Italia dal Covid-19 per le tutele dei lavoratori nell’era del Coronavirus. La pandemia nel mettere in risalto alcune criticità del nostro sistema Paese ne ha anche evidenziato alcuni pregi, dovuti anche alla capacità di resilienza dimostrata in questi lunghi mesi. Durante il tredicesimo episodio di ONA TV, Massimo Maria Amorosini, giornalista e conduttore televisivo, ha trattato il tema del lavoro e delle tutele dei lavoratori nell’era del Coronavirus. Ospiti in studio, oltre all’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, anche il Prof. Avv. Gaetano Veneto, Professore Ordinario di diritto del lavoro presso l’Università di Bari, Presidente centro studi “Diritto dei Lavori” e componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’ONA, il Prof. Nicola De Marinis, Consigliere presso la Suprema Corte di Cassazione, il Prof. Avv. Giuseppe Pellacani, ordinario di diritto del lavoro presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Avv. Emanuela Sborgia, avvocato penalista cts ONA.Nel corso della trasmissione Amorosini ha portato all’attenzione degli ospiti e del pubblico come le tutele dei lavoratori troppo spesso sono previste sulla carta ma purtroppo non nella realtà. L’ONA è da anni in prima linea con sedi in tutto il territorio nazionale per dare assistenza tecnica, medica e legale gratuita. “La pandemia Covid-19 non ha soltanto messo in ginocchio l’economia del Paese, ma ha anche seminato morte tra i lavoratori. Importante ricordare e ringraziare tutti quei lavoratori che durante il lockdownnon si sono mai fermati, mettendo a rischio la propria vita, per garantire continuità ai servizi dei cittadini.” Così Amorosini nel presentare la puntata prima di chiedere a Bonanni dei dati sull’incidenza del Covid-19 tra coloro che sono stati esposti ad amianto. I dati delle malattie asbesto correlate per il 2020 si rivelano, ancora, nella loro drammatica entità, di almeno 2.000 nuovi casi di mesotelioma, con un tasso di sopravvivenza nei 5 anni del solo 7%. Il mesotelioma è solo la punta dell’iceberg e, quindi, tenendo conto di tutte le altre malattie asbesto correlate, questo dato epidemiologico ci restituisce il quadro drammatico di una realtà con, almeno, 6.000 decessi nel corso del 2020. Questo dato non tiene conto di tutti gli altri casi in cui il decesso è stato provocato dal Covid-19, in soggetti già fragili, o perché già colpiti da malattia asbesto correlata, o perché, comunque, indeboliti dall’esposizione e dall’infiammazione che le fibre, comunque, provocano. In più, c’è il dato drammatico relativo al Covid-19 nel personale medico e paramedico, per il quale l’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni hanno, da tempo, chiesto il riconoscimento dello status di vittima del dovere. Ciò in linea con le lucide osservazioni del Prof. Giuseppe Pellacani, che per primo lanciò l’allarme sulla necessità di una maggiore tutela in chiave preventiva del personale sanitario e del presidio indennitario risarcitorio. Ospite in studio anche il Prof. Gaetano Veneto, al quale Amorosini ha chiesto di illustrare le forme di tutela dei lavoratori e del loro diritto alla salute. Sulla base del quadro tracciato dalla nostra Costituzione, dallo Statuto dei Lavoratori e dal Dlgs. 81/2008, il Prof. Gaetano Veneto ha tracciato la panoramica generale dei diritti dei lavoratori. In primo luogo la salute, ma non si può sorvolare anche sul diritto alla formazione professionale e al mantenimento del posto di lavoro. Il Prof. Nicola De Marinis in trasmissione ha evidenziato che, in questo contesto pandemico, oltre all’emergenza amianto, c’è proprio quella delle vittime del Coronavirus. Il Covid-19 incide anche sull’economia e sulle capacità produttive. Il virus può colpire anche la dirigenza aziendale e, a maggior ragione, anche in assenza di una vera e propria responsabilità, proprio per la singolarità del caso. Con riferimento alla tutela risarcitoria, De Marinis ha ribadito che secondo gli orientamenti del Supremo Collegio il risarcimento del danno, deve essere integrale sulla base del criterio equitativo, che tenga conto delle diverse poste risarcitorie non duplicate. Il primo passo è quello dell’indennizzo INAIL, ovvero del riconoscimento della causa di servizioe, quindi, di una tutela che prescinda dall’affermazione di responsabilità e che è ancorata ai principi dell’art. 38 Cost.. Su questa tutela si innesta quella civilistico-risarcitoria, al netto, quindi, dell’indennizzo INAIL che deve essere scomputato in poste omogenee, in ciò, condividendo le tesi dell’ONA e dell’Avv. Ezio Bonanni. In questo contesto, come illustrato dal Consigliere De Marinis, pur tenendo conto delle tabelle del Tribunale di Milano, non si può prescindere dalla doverosa personalizzazione dell’entità dei danni, sulla base di ciò che è il concreto pregiudizio subito dalla vittima e, eventualmente dai suoi stretti congiunti. Non solo il danno biologico ma anche i c.d. danni morali, che si traducono nella sofferenza fisica ed interiore e per la lesione della dignità e per la radicale modificazione dei programmi e progetti di vita, che sono le ulteriori conseguenze della malattia professionale. In caso di morte, oltre ai danni tanatologici e catastrofali, ovvero legati all’agonia e al trapasso, sussistono anche quelli iure proprio dei familiari, ovvero di chi subisce, comunque, la perdita di un rapporto significativo, anch’essi meritevoli di integrale ristoro. Il Prof. Giuseppe Pellacani ha rimarcato che l’emergenza Covid-19 ha portato il blocco dei licenziamenti fino al 31.03.2021, con il rischio che ci sia, poi, un dramma della perdita di migliaia di posti di lavoro a partire dal 01.04.2021. Quindi, secondo Pellacani, è fondamentale una più articolata strutturazione degli ammortizzatori sociali, coniugati con politiche illuminate di incremento delle occasioni di nuovo lavoro anche al passo con i tempi. In più, c’è tutta una problematica legata alla protezione dei lavoratori dal rischio Covid-19. In particolare del personale medico e paramedico, esposto anche a causa dell’assenza di adeguati presidi, specialmente nel primo periodo. Anche la mancanza di un piano pandemico è stata rilevante e decisiva, ed ha moltiplicato il contagio proprio tra il personale sanitario, rendendo, quindi, di attualità l’obbligo di una maggiore attenzione nella protezione. Per i tanti sanitari che sono stati contagiati e per i familiari di quelli che sono deceduti, sono fondamentali le tutele. Oltre quelle dell’INAIL, deve essere loro riconosciuta la qualità di vittime del dovere. Questo riconoscimento è molto importante, perché costituirebbe un ristoro importante, in particolare, nei casi di decesso. Questo potrebbe diminuire il contenzioso e sanare una grave ferita dovuta alla ristrettezza delle risorse finanziarie di cui la sanità pubblica ha pagato un grave pegno a causa del Covid-19. Toccante la testimonianza dell’Avv. Emanuela Sborgia, avvocato penalista, componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’ONA, da anni impegnata nella battaglia in favore delle vittime dell’amianto. Purtroppo Sborgia è divenuta testimone diretta di che cosa vuol dire essere vittima. In questo caso, del Covid-19. La Sborgia ha testimoniato la vicenda che l’ha colpita direttamente con la malattia del padre, e, poi, di quella sua e della figlia. Suo papà, medico in pensione, è, purtroppo, una delle tante vittime di questa infame pandemia. Viene ricoverato alla fine di ottobre, presso il Policlinico Universitario di Bari, per uno shocksettico da cui è seguita una polmonite bilaterale. La professionalità dei medici e le cure somministrate hanno portato il Dott. Sborgia alla totale guarigione con dimissioni e ritorno a casa ma, dopo una settimana, lui, lei e sua figlia risultano positivi al covid 19. Le condizioni del medico, già con alcune malattie pregresse, ma soprattutto debilitato per la lunga malattia appena superata, peggiorano e si è costretti al suo ricovero. Questo si è verificato lo scorso 5 dicembre, e il prof Gianfranco Sborgia, stimato oculista e professore universitario in pensione,ha lottato con tutte le sue forze per non mollare. Ma, giovedì 17 dicembre, il suo cuore ha cessato di battere per le complicazioni insorte a seguito del contagio da Covid 19. Nella testimonianza della figlia il ricordo del padre e, allo stesso tempo, quella dei sanitari del Policlinico Universitario di Bari. Ma soprattutto le responsabilità del sistema della prevenzione e protezione dei soggetti a rischio che è stato minato dall’assenza del piano pandemico, e da altre criticità.


 


Ezio Bonanni


 

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