• Quotidiano di informazione
  • sabato 18 maggio 2024

Ue, stima Pil +1,1% nel 2016

Presentati i numeri della CommissioneUe: la crescita italiana prevista nei prossimi anni è affidata principalmente alla domanda interna.

La proiezione Ue aggiornata con le stime di primavera si posiziona sul Pil 2016 a +1,1%, collocandosi tra l’1,2% del Def e l’1% dell’ultima valutazione Fmi.
Si tratta comunque per Bruxelles di una revisione di tre decimi al ribasso rispetto all’1,4% ipotizzato tre mesi fa con le stime d’inverno.

La Commissione europea rinvia al 2017 l’inizio della discesa del debito pubblico italiano. Come si legge nelle previsioni economiche di primavera, infatti, il picco del debito al 132,7% del Pil toccato l’anno scorso si stabilizzerà rimanendo invariato anche quest’anno, e il calo comincerà solo l’anno prossimo, quando è previsto al 131,8%, "grazie a una crescita nominale più alta e all’eccedenza primaria". Secondo le precedenti stime pubblicate lo scorso 4 febbraio, invece, la discesa sarebbe dovuta iniziare già nel 2016.

Nel capitolo del documento Ue dedicato alla Penisola, si aggiunge che "la bassa inflazione, l’occupazione in crescita e i tagli alle tasse" sono elementi di supporto al potere d’acquisto delle famiglie e da lì ai consumi privati.

Quanto agli altri numeri, scende "gradualmente" il tasso dei senza lavoro: la disoccupazione è prevista all’11,4% quest’anno e all’11,2% l’anno prossimo, dopo aver registrato 11,9% nel 2015.

Sul fronte del bilancio, il documento annota un miglioramento "marginale" del bilancio strutturale del 2015; la Stabiltà 2016 è invece di natura espansiva e per questo "il rapporto deficit/Pil cala solo marginalmente (al 2,4% del Prodotto) nonostante il calo delle spese per interessi e il recupero economico". Il 2,4% del 2016 è comunque in miglioramento a fronte del 2,5% indicato lo scorso febbraio, ma è leggermente sopra il 2,3% indicato dal Def del governo.

Alzate anche le stime sul debito, al 132,7% del Pil quest’anno (dal 132,4%) e al 131,8% sul 2017 (da 130,6%), valore che segnerà comunque un calo. Sull’inflazione, prevista in crescita sensibile il prossimo anno (1,4%), pesa anche l’ipotesi di aumento dell’Iva dovuta alle clausole di salvaguardia, che il governo vuole disinnescare con la prossima Stabilità e che costerebbero una quindicina di miliardi. Al capitolo delle spese correnti, infine, l’Europa sconta un incremento dell’1,5% dovuto anche alla ripresa dell’aggiornamento dei contratti nella Pa (ad anni dal congelamento del 2010), all’aumento dei costi sociali; le riforme pensionistiche portano invece a risparmi stimati nell’ordine dell’1% annuo.

[caption id="attachment_36928" align="aligncenter" width="336"]commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici Pierre Moscovici[/caption]
 

 Commenti

La tua email non verrà pubblicata. Campi richiesti:

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. OK