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  • martedì 29 aprile 2025

Recovery fund, prima proposta da 750 mld di euro dal Consiglio Europeo

La dimensione del piano per la ripresa Next Generation Eu, nella proposta di compromesso presentata dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, resta invariata rispetto a quella delineata dalla Commissione Europea. La Commissione, si legge nella proposta, potrà prendere in prestito fino a 750 mld di euro, a prezzi del 2018; l’attività di raccolta fondi dovrà terminare "al più tardi alla fine del 2026". I fondi raccolti sui mercati, emettendo obbligazioni, "potranno essere usati per prestiti fino a 250 mld di euro, a prezzi del 2018, e per spese fino a 500 mld, a prezzi del 2018". I trasferimenti, sottolinea Michel in conferenza stampa, servono per "evitare di sovraccaricare di debiti" gli Stati membri che sono già sufficientemente indebitati. Davanti ad una "crisi senza precedenti - sottolinea Michel in conferenza stampa - è importante dare un segnale anche a livello internazionale", cioè che l’Ue si impegna per effettuare "investimenti e riforme. Il nostro obiettivo è trasformare il progetto europeo: voglio un’Europa più robusta. E’ nostro dovere, per tutti i cittadini europei", conclude. Un Quadro Finanziario Pluriennale, o Mff, dell’Ue per il 2021-27 proposto dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel dopo aver parlato in bilaterale con i capi di Stato e di governo, ammonta a 1.074,3 mld di euro, "un ammontare leggermente più basso" di quello proposto in febbraio e di quello avanzato dalla Commissione (1.110 mld). "Questo - si legge nella proposta - deve essere visto sullo sfondo di uno sforzo ambizioso per la ripresa europea", dato che la dimensione di Next Generation Eu, nella proposta di mediazione, rimane inalterata rispetto a quella delineata dalla Commissione (750 mld di euro, di cui 500 mld di trasferimenti). I Paesi Frugali e la Germania manterranno ’rebates’, gli sconti al contributo che devono versare al bilancio Ue, per l’Mff 2021-27 secondo quanto prevede la proposta di compromesso elaborata da Michel, in vista del summit del 17 e 18 luglio. Già la Commissione aveva segnalato la volontà di evitare di cancellare gli sconti che, anche se ormai hanno poco senso essendo nati sulla scia del ’rebate’ britannico ottenuto negli anni Ottanta da Margaret Thatcher al grido di "I want my money back", sono politicamente molto importanti per i governi di quei Paesi e sono sul tavolo del negoziato sul Recovery Plan fin dall’inizio.


 


 

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