La storica azienda del gianduiotto è in profonda crisi. I risultati del primo semestre hanno evidenziato ricavi per 21,3 milioni con una perdita di esercizio pari a 5,3 milioni, in conseguenza della quale il patrimonio netto della società è crollato a 0,6 milioni. I proprietari di Pernigotti, che sono dal 2013 i fratelli Zafer e Ahmet Toksoz, hanno deciso di conseguenza un aumento di capitale per 3 milioni di euro, rinunciando a crediti di corrispondente importo. Dal documento emerge anche l’affidamento dell’incarico a Vitale e Associati per la vendita della divisione specializzata nelle forniture a gelaterie e pasticcerie. Intanto l’advisor Serner sta esaminando le offerte pervenute al momento da un Gruppo indiano mentre attende quella della Sperlari che pure si è detta interessata. "Se servirà più tempo alla proprietà per trovare partner industriali siamo pronti a concederglielo - ha affermato il vicepremier Di Maio - l’interesse primario del Governo è che lo stabilimento di Novi Ligure resti aperto e che le persone possano continuare a lavorare. Non si può dividere il marchio Pernigotti dai lavoratori che ne hanno costruito la storia. Dal caso Pernigotti arriverà in parlamento la legge che impone ai marchi italiani di restare nel territorio in cui sono nati, legati alle comunità che li hanno fatti nascere, sviluppare e che li hanno resi grandi nel mondo”.
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