Il Pil del Lazio avanti rispetto al resto d’Italia. Dati della Banca d’Italia

Nel 2020 il calo del Pil nel Lazio sarà “significativo” ma inferiore a quello del Pil italiano. Lo sostiene la Banca d’Italia nel rapporto sull’economia del Lazio, secondo cui “valutazioni qualitative, basate sulla minor quota di valore aggiunto delle attività sospese rispetto all’Italia e sulle previsioni formulate dalle imprese, inducono a ritenere che, in assenza di sensibili variazioni del quadro pandemico, nel 2020 la caduta del Pil in regione sarà significativa, ma inferiore a quella media nazionale”.
Dall’ultima settimana di marzo, spiega Via Nazionale, “l’attività economica ha subito pesanti ripercussioni per le misure di distanziamento e di sospensione delle attività dei settori non essenziali. In base a nostre elaborazioni, nel Lazio la quota di valore aggiunto dei settori sospesi sul totale è pari al 23% (il 27% in Italia). Questa stima tiene conto delle esenzioni dalla sospensione per le attività a supporto di quelle essenziali e del ricorso al lavoro agile”.
Nella regione “tra i settori più colpiti dalla crisi ci sono quelli collegati al turismo, soprattutto internazionale, che ha un’incidenza sul Pil regionale maggiore di quello interno e per il quale si prevede una ripresa più lenta. Tra questi, il comparto degli alloggi, la ristorazione, il commercio e i trasporti assorbono una quota consistente dell’occupazione regionale, pari a circa un quinto”.
La crisi pandemica “ha colpito l’economia del Lazio in una fase di ristagno dell’attività. Secondo le stime di Prometeia, nel 2019 il Pil è aumentato appena dello 0,2% e non ha ancora recuperato il livello del 2007, anno che ha preceduto la crisi finanziaria globale. L’anno scorso il valore aggiunto è cresciuto lievemente nei servizi e, in misura più intensa, nelle costruzioni, mentre è diminuito nell’industria in senso stretto”. Le stime più recenti di Palazzo Koch “nel primo trimestre del 2020 indicano un calo per il Centro lievemente inferiore alla media italiana (circa il 4%)”.
“L’emergenza economica – aggiunge Bankitalia – ha investito un’economia regionale che mostra segnali di debolezza. Negli ultimi due decenni il Pil pro capite è cresciuto meno sia nel confronto con le regioni europee che presentano caratteristiche simili sia rispetto alla media nazionale. Vi ha contribuito una performance relativamente peggiore della produttività, favorita dall’espansione dei servizi a bassa intensità di conoscenza”.
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