Dopo otto l’addio di Draghi alla Bce

Dopo otto anni di intenso, onorato e celebrato servizio, Mario Draghi è giunto al suo ultimo Consiglio direttivo della Bce. Dal primo novembre alla presidenza gli subentrerà la francese Christine Lagarde. E lunedì 28 novembre si terrà una cerimonia per il passaggio di consegne. Come c’era da aspettarsi da colui che la stragrande maggioranza degli osservatori considera il salvatore dell’euro, Draghi lascia l’istituzione avendo già allestito un ampio pacchetto di misure con cui contrastare la recente frenata dell’economia.
Provvedimenti ritenuti necessari date le implicazioni che la debolezza economica ha nel rallentare la normalizzazione dell’inflazione. La Bce, infatti, ha come mandato quello di garantire la stabilità dei prezzi, quantificata in un caro vita medio vicino al 2 per cento (mentre al momento è vicino all’1%).
L’incontro operativo a Francoforte dove verranno comunicate le decisioni di politica monetaria. Dopo le misure appena prese (a settembre) su questo versante non sono attese variazioni. Piuttosto, nella conferenza stampa esplicativa delle 14 e 30, Draghi potrà rivendicare come i dati giunti nelle ultime settimane non solo abbiano confermato, ma anche rafforzato gli argomenti in base ai quali si è ritenuto doveroso impartire una correzione di rotta alla politica monetaria, in senso espansivo.
In particolare le indagini sull’attività economica delle imprese hanno continuato a mostrare un deterioramento del quadro, che nel caso del manifattuiriero si è avvicinato alla debolezza della crisi passata. E proprio nella Germania da cui continuano a provenire le maggiori critiche, la situazione si è aggravata a livelli che non si vedevano dalla recessione del 2009. Le ultime analisi none escludono addirittura una caduta in recessione tecnica del Pil.
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