Diritti web,vola ’e-reputation manager’

Dal 2014 in Italia 70.000 richieste stop a dati ’nocivi’ online
Salgono le quotazioni (e le opportunità di lavoro) per chi svolge attività di ’e-reputation manager’, poiché "con l’entrata in vigore del Gdpr, il Regolamento generale per la protezione dei dati, e la crescente pervasività del web, il diritto di rimuovere informazioni lesive per la reputazione online è divenuto una necessità sempre più sentita tra le persone", come sottolinea il network di startup e professionisti Workengo.it che. La conferma, si legge in una nota, "arriva anche dai dati (fonti ufficiali Google): in Italia, in ragione delle leggi europee sulla privacy, dal 2014 ad oggi sono stati registrati più di 70.000 richiedenti il diritto all’oblio, ovvero circa l’8% dello scenario internazionale, e la cancellazione dal web di circa 300.000 contenuti online". Il diritto all’oblio, si ricorda, "è tecnicamente il diritto ad "essere dimenticati" da internet, a non veder riproposti su motori di ricerca o testate telematiche determinati fatti che sono stati oggetto di cronaca passata, nel momento in cui questi fatti non presentino più il carattere di attualità e interesse collettivo". Il fondatore di Workengo.it ed ’e-reputation manager’ Marco Aurelio Cutrufo, riferisce che finora "sono stati trattati casi di imprenditori, politici, professionisti e privati cittadini. Il caso più frequente è quello di notizie online in cui, ad esempio, un imprenditore risulti indagato, ma sia successivamente assolto, o del tutto innocente, con un danno di reputazione causato dalla notizia che rimane sul web". La figura professione, dunque, avanza, perché un ’e-reputation manager’ è "in grado di studiare e implementare in modo sicuro ed efficace, con l’unico obiettivo di ristabilire l’equilibrio e difendere la reputazione digitale che influenza in modo diretto l’opinione delle persone ogni giorno".
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