Clan Gambacurta di Monte Spaccato, chieste condanne per oltre 540 anni
Condannare 60 imputati del processo al clan Gambacurta, egemone a Monte Spaccato, nella periferia a nord della Capitale. Così ha concluso il pubblico ministero Francesco Cascini davanti ai giudici del tribunale di Roma sollecitando pene per complessivi 544 anni di reclusione.
Le accuse, a seconda delle singole posizioni, riguardano una associazione a delinquere finalizzata ai reati di usura, estorsione, riciclaggio, intestazione fittizia dei beni, traffico e spaccio di droga, il tutto aggravato dal cosiddetto ‘metodo mafioso’.
Le condanne maggiori sono state sollecitate per Franco Gamabcurta, a 30 anni; e per Massimiliano e Roberto Gambacurta, a 26 anni. Il rappresentante della pubblica accusa ha anche proposto l’assoluzione per una decina di persone e la prospettato la decadenza o di alcuni specifici capi d’imputazione.
L’organizzazione, originaria dell’Umbria, che si era radica in città agli albori delle prime lottizzazioni su Montespaccato, ha saputo costruirsi una rete anche internazionale. Contatti diretti oltreoceano per portare la “roba”, alleanze con camorra e ‘ndrangheta. Fulcro degli affari era un bar al centro di Montespaccato. L’importazione dello stupefacente e gli affari che ruotavano attorno all’aeroporto di Fiumicino sono oggetto di molte delle telefonate intercettate.
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