Brexit: possibili effetti negativi per il Regno Unito
Il Regno Unito potrebbe scivolare in recessione nel 2017 nel caso in cui decidesse di uscire dall’Ue.
L’Italia, insieme a Francia, Germania e Spagna, "ne risentirebbe meno della media europea".
L’Fmi associa così alla Brexit una "considerevole incertezza", con "potenziali implicazioni per il commercio e gli investimenti, la produttivita’, il mercato del lavoro e le finanze Pubbliche". Chiari per l’Fmi gli effetti sul Pil. Nello scenario in cui in Regno Unito resti nell’Ue, il Pil è previsto salire del 2,2%, continuando la traiettoria in corso da anni. Nel caso di addio, il Fondo tratteggia due possibili scenari: il primo, dalle conseguenze più contenute, stima una crescita all’1,4%. Il secondo una contrazione dello 0,8%. Contrazione che potrebbe arrivare al 5,6% inferiore nel 2019.
"Un voto della Gran Bretagna a favore dell’uscita dall’Ue e’ il rischio che ci preoccupa di piu’ al momento. ne stiamo gia’ vedendo gli effetti sul mercato delle valute e delle obbligazioni. teniamo d’occhio questo rischio giorno per giorno e tutte le banche centrali, non solo la banca centrale europea, sono pronte a intervenire con gli strumenti convenzionali che hanno: i tassi d’interesse, i repo, gli swap", spiega Visco. In Italia, "l’aumento degli spread di questi giorni e’ dovuto alla riduzione sui tassi d’interesse in Germania, mentre il prezzo del debito italiano e’ rimasto piu’ o meno invariato", rileva il governatore, secondo cui le banche italiane non sono piu’ vulnerabili delle altre europee agli shock.
[caption id="attachment_37516" align="alignnone" width="300"] Ignazio Visco[/caption]
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