Speciale sanità e salute
Detox in 5 mosse e l’organismo si rigenera: dalle vellutate alcalinizzanti al porridge spezza fame
L’anno nuovo porta con sé il desiderio di ringiovanire e depurare corpo e mente dopo gli stravizi delle feste. È il momento ideale per iniziare un percorso detox, a partire da un’alimentazione sana, attenta soprattutto al benessere del fegato. “I chili in più che si leggono sulla bilancia sono per lo più dovuti alla ritenzione idrica. Per eliminare questi liquidi è sufficiente abbassare l’indice glicemico con un’alimentazione pulita e prevalentemente vegetale che ci regalerà una linea più asciutta e maggiore energia in una sola settimana”, spiega Emanuela Caorsi, prima nutrizionista olistica in Italia e insegnante certificata 200 RYT di vinyasa yoga (www.emanuelacaorsi.com). Ma non solo: dal 13 al 18 gennaio 2020 i consigli e le ricette della nutrizionista saranno disponibili online nel suo eBook #HOLISTICRESET2020 sui suoi profili Instagram (@emanuela_caorsi https://www.instagram.com/emanuela_caorsi/) e Facebook (www.facebook.com/emanuelacaorsiHN) . Ed ecco i preziosi consigli per la remise en forme targata 2020: 1. Vellutate super green, l’elisir detox: Per smaltire le tossine accumulate durante le feste e neutralizzare l’acidosi metabolica che ne consegue è importante adottare un programma detox a base di succhi pressati a freddo e zuppe naturali. Il consiglio furbo: inserite nel vostro menù serale una vellutata super green: spinaci, finocchi, cavolo riccio, tarassaco, saranno solo alcuni dei vostri più potenti alleati per prepararla al meglio e detossinare l’organismo. 2. Semaforo rosso per glutine, latticini, lieviti e zucchero: Perché eliminarli? Perché sono allergeni, ovvero alimenti ai quali siamo intolleranti pur senza saperlo e assumerli può favorire lo svilupparsi di una “infiammazione di basso grado”. Ecco perchè la settimana ideale per depurare il vostro corpo sarà rigorosamente gluten free e senza alimenti raffinati – dai cracker ai cereali per la colazione, alle barrette. Da eliminare anche i lieviti e gli zuccheri di ogni tipo, il caffè e il cacao, e ogni altro alimento eccitante. Il consiglio furbo: Thè verde e Thè Matcha sono valide alternative al caffè. 3. Si alla frutta, ma con moderazione: La frutta andrebbe inserita nella dieta con parsimonia – a esclusione di banane e ciliegie - e solo alla mattina a digiuno. Via libera, inoltre, ai semi e alle proteine animali di buona qualità, ma sempre con un occhio alle quantità. Il consiglio furbo: Prediligete frutta poco zuccherina (limone, pompelmo, mele, pere, avocado, ecc.) Semi di lino, chia, canapa decorticata, girasole, zucca, sesamo e creme ottenute da questi semi (es. tahini) 4. Via libera alle verdure di stagione, meglio se crude a pranzo e cotte a cena, prevalentemente verdi (spinaci, bietole, cavolo nero, broccoli, cavolini di Bruxelles, ecc); ai cereali integrali senza glutine (riso integrale, grano saraceno, miglio, sorgo e quinoa), ai legumi (lenticchie, ceci e fagioli), alla frutta a guscio e ai semi. Il consiglio furbo: a colazione un porridge o uno yogurt di cocco con della granola fatta in casa saranno perfetti per limitare il consumo di zucchero e favorire il senso di sazietà fino a pranzo. 5. Bevete, bevete, bevete! Assumete almeno un litro e mezzo di acqua pura - senza tè nè tisane - se possibile calda o tiepida. L’effetto detox è assicurato e la digestione ringrazierà. Iniziate sempre la tua giornata con una bella tazza di acqua calda, non del rubinetto e senza limone. 6. Praticate attività fisica e Yoga: L’attività fisica è fondamentale per riattivare il metabolismo e favorire un maggior dispendio calorico. Anche lo Yoga è un valido alleato, iniziate a praticarlo e vi accorgerete che vi aiuterà a tonificare il corpo e renderlo più elastico e asciutto senza stressarlo con estenuanti allenamenti. Profilo di Emanuela Caorsi Emanuela Caorsi, la prima Nutrizionista Olistica in Italia, ha deciso di lasciare il suo precedente lavoro da Ingegnere Strutturista per seguire la sua “missione”: insegnare alle persone la stretta connessione tra alimentazione e salute, purtroppo ancora trascurata dalla maggior parte della classe medica in Italia. La sua formazione all’avanguardia grazie al percorso di studi svolto presso la Canadian School of Natural Nutrition in Canada la porta spesso a diffondere informazioni “scomode” (ma incredibilmente vere!) e controcorrente circa alimentazione e salute. Per Emanuela il conteggio di calorie e “macros” è ormai anacronistico: quello che conta sono la qualità e la provenienza del cibo che si mangia. Inoltre, per Emanuela, non esistono tabelle standardizzate valide per tutti: ogni persona è unica, con una sua storia medica, ma soprattutto con un vissuto e un bagaglio di emozioni che non possono essere trascurati. Emanuela ha ricevuto il premio come Miglior Healthy Food Blog ai Cucina Blog Award de Il Corriere della Sera del 2018. www.emanuelacaorsi.com
Anziani senza medici, crescono gli over 65 ma mancano i geriatri
Appena 2.500 gli specialisti e solo 3.560 i posti letto in geriatria, a fronte di un afflusso in Pronto Soccorso determinato soprattutto dai malati più anziani e di più difficile gestione. Una situazione che ha portato i medici specialisti in geriatria a fare un appello al Ministro della Salute Roberto Speranza e al presidente delle Regioni e delle Province Autonome Stefano Bonaccini: “Approvare con urgenza in Conferenza Stato-Regioni il documento ministeriale di indirizzo dell’assistenza ospedaliera geriatrica, pronto da quasi 2 anni e mai esaminato dalla Commissione Salute”.
L’Italia è uno dei paesi più “attempati” del mondo. Dati alla mano, ci sono 168,9 over 65, ogni 100 giovani: un indice di vecchiaia da nuovo record nazionale, come emerso dal Rapporto Istat 2019. Una longevità che si accompagna però anche un importante aumento del numero assoluto di over 75 con molteplici malattie croniche, che spesso rendono indispensabile il ricorso agli ospedali, con 1,3 milioni di ricoveri all’anno e una degenza media di 9 giorni, senza contare i tanti malati complessi di età compresa tra 65 e 75 anni.
Ma il numero dei posti letto in geriatria, appena 3.560, non è sufficiente a reggere l’onda d’urto, e anche la gestione nei Pronto Soccorso di questi malati “fragili” mostra criticità: nonostante il ricorso al Pronto Soccorso e il successivo ricovero ospedaliero siano quasi sempre appropriati negli anziani, mancano corsie preferenziali per questi pazienti, spesso non in grado di attendere le cure, magari prestate su una barella. Infine sono appena 2.500 i geriatri, specialisti vocati alla gestione mirata ed efficace di pazienti particolarmente complessi e in grado di ridurre il rischio di mortalità e peggioramento della disabilità. Insomma, tanti anziani sempre più complessi, pochi medici con una specializzazione ad hoc e pochi posti letto per prendere in carico di una popolazione che ha bisogno di risposte di cura su misura.
Ecco quindi che la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e la Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT), lanciano l’allarme e chiedono che venga accresciuta la disponibilità di posti letto di geriatria e vengano implementati nei Pronto Soccorso i percorsi dedicati ai pazienti geriatrici. Occorre inoltre – avvertono – istituire la figura dell’infermiere di emergenza geriatrica, debitamente formato, e aumentare il numero dei posti di specializzazione in geriatria.
Tutte indicazioni già messe nero su bianco nel documento “Il ricorso dei pazienti geriatrici al Pronto Soccorso e al ricovero ospedaliero”, predisposto da un gruppo tecnico istituito presso il Ministero della Salute con la partecipazione dei rappresentanti delle due società scientifiche. Documento trasmesso il 28 marzo del 2018 dal Ministero alla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, con l’obiettivo di approdare alle Conferenza Stato-Regioni per essere definitivamente approvato, “ma che, incomprensibilmente, a quasi due anni di distanza è ancora in attesa di essere calendarizzato in Conferenza Stato-Regioni”.
Cuore, un cane in casa allunga la vita: studio su Circulation
Da sempre, il cane è un compagno fedele, considerato il migliore amico dell’uomo. Ci fa compagnia, ci aiuta a socializzare e ci aiuta a rimanere attivi. È persino capace di tenere alla larga alcuni problemi di salute, come asma e allergie respiratorie. Ma c’è di più, perché uno studio pubblicato recentemente su Circulation – la rivista dell’American Heart Association – ha rivelato che un cane potrebbe letteralmente allungarci la vita. Lo racconta il portale della Federazione degli Ordini dei Medici- Fnomceo nella sezione “Dottore ma è vero che…?”.
Si tratta di una revisione sistematica di quasi 70 anni di ricerche globali – pubblicate tra il 1950 e il maggio del 2019 – che ha coinvolto quasi 4 milioni di persone negli Stati Uniti, in Canada, Scandinavia, Nuova Zelanda, Australia e Regno Unito . “L’avere un cane è associato a una riduzione del 24% della mortalità per tutte le cause”, ha affermato la dottoressa Caroline Kramer, endocrinologa e autrice principale della ricerca. Ancora una volta, la meta-analisi ha riscontrato un beneficio ancora maggiore per le persone che avevano già avuto un infarto o un ictus.
“Per quelle persone avere un cane è ancora più vantaggioso: hanno un rischio ridotto del 31% di morire di malattie cardiovascolari”, ha concluso Kramer. La novità di questa revisione sistematica sta nell’aver provato che avere un cane è protettivo contro la morte per qualsiasi causa. Diversi studi infatti avevano già dimostrato un nesso tra le morti per malattie cardiovascolari – le principali cause di morte secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) – e l’avere un cane. Il più recente tra questi ha coinvolto oltre 336.000 uomini e donne svedesi tra i 40 e gli 85 che avevano avuto un infarto miocardico acuto o un ictus, arrivando alla conclusione che avevano avuto migliori capacità di ripresa quelle persone che possedevano un cane. E il vantaggio è stato massimo per i proprietari di un cane che vivevano soli: i sopravvissuti agli attacchi di cuore che vivevano soli con un cane avevano un rischio di morte inferiore del 33% rispetto alle persone che non lo avevano, mentre i sopravvissuti all’ictus che vivevano soli con un cane avevano un rischio ridotto di morte del 27% rispetto alle persone che non lo avevano.
“Sappiamo che la solitudine e l’isolamento sociale sono forti fattori di rischio per la morte prematura e la nostra ipotesi era che la compagnia di un animale domestico potesse alleviarlo”, ha affermato l’autore dello studio Tove Fall, professore associato di epidemiologia all’Università di Uppsala in Svezia, commentando questi ultimi risultati. “Chi vive solo deve portare fuori il cane ogni volta e sappiamo che l’attività fisica è importante nella riabilitazione dopo un infarto del miocardio o un ictus”, ha aggiunto.
Dopo le feste pancia gonfia e intestino ko. Ecco come tornare in forma
Ricche abbuffate che si protraggono spesso per l’intera durata delle feste. E quando è l’ora di tornare alla quotidianità ci sentiamo gonfi e ci ritroviamo con qualche chilo in più. Come fare allora per ritrovare il giusto peso forma evitando diete ferree o digiuni poco salutari soprattutto se non assistiti da uno specialista? “La sensazione di gonfiore deriva da un’alterazione dell’equilibrio del nostro microbiota intestinale, determinata da una scorretta alimentazione durante questo periodo festivo che ha causato ando probabilmente uno stato di disbiosi intestinale, ossia, un’alterazione della flora batterica microbica intestinale – spiega Deborah Tognozzi, biologa nutrizionista, specialista in applicazione Biotecnologiche del Gruppo Sanitario USI – in questo senso strategie alimentari aprono scenari promettenti: cibi mirati all’aumento delle specie batteriche benefiche possono prevenire o migliorare le malattie collegate alla disbiosi ed aiutare la perdita di peso”.
“Il microbiota è una comunità eterogenea e numerosa composta all’incirca da 100 trilioni di batteri che vive in perfetta simbiosi con noi e che colonizza tutto il nostro apparato digestivo, in particolare l’intestino tenue e il colon – osserva l’esperta – le sue alterazioni qualitative e quantitative hanno inevitabilmente ripercussioni sulla nostra salute ma anche, e sul nostro peso. Dunque, la terapia nutrizionale mirata della disbiosi prevede innanzitutto un cambiamento consapevole delle abitudini alimentari, attraverso una corretta alimentazione, associata a disintossicazione, e pulizia intestinale e drenaggio. Una dieta ben bilanciata, che include l’utilizzo di prebiotici e probiotici, favorisce la formazione e la manutenzione mantenimento di una comunità microbica dove le diverse specie di batteri vivono in un sistema di controllo e bilanciamento reciproco”. Quali sono allora i cibi consigliati per migliorare la qualità del nostro microbiota intestinale e incidere in senso positivo sulla nostra salute dopo le abitudini alimentari scorrette assunte durante le feste? “E’ fondamentale seguire un’alimentazione che mantenga un’infiammazione fisiologica, assumendo cibi integrali, crudi, non geneticamente modificati e possibilmente biologici, favorendo i cibi fermentati e coltivati come i crauti, o il kimchi (piatto coreano di verdure fermentate con spezie), la kombucha (tè addolcito e fermentato), le alghe che hanno un effetto sulla riduzione dell’infiammazione e dell’insulinoresistenza, molto importanti, gli alimenti ricchi di fibre prebiotiche come inulina che troviamo nel topinambur, aglio, tarassaco, cicoria, cipolle, porri, asparagi e banane, da consumare acerbe per il loro alto contenuto di amido resistente”, spiega la nutrizionista. “Alcuni grassi sono molto importanti e benefici quindi nutrizionalmente utili come quelli che troviamo nell’olio extravergine di oliva, nella frutta secca, nel pesce grasso e nell’avocado. Le uova, soprattutto la mattina, sono fonte di proteine e altri nutrienti. Sì a cacao crudo, e ad almeno un calice di vino rosso a settimana come fonte di polifenoli. Via libera ad alcune spezie come la curcuma, antiossidante e antinfiammatoria”, aggiunge l’esperta del Gruppo Sanitario Usi.
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