Pronto Soccorso, in pochi mesi 130 aggressioni negli ospedali di Napoli
“Nell’ultimo periodo c’è stato un incremento per quanto riguarda gli episodi di violenza negli ospedali. Soprattutto, le associazioni parlano di 130 aggressioni dall’inizio dell’anno a Napoli tra 118 e pronto soccorso”. È l’allarme lanciato alla Dire da Giosuè Di Maro, segretario sanità della Fp-Cgil Campania e area metropolitana di Napoli, sigla che si è riunita fuori alla prefettura per un sit-in.
Professionisti sanitari, medici e infermieri chiedono “rispetto” per il proprio lavoro, invitando “la prefettura e la questura di Napoli – spiega Di Maro – ad attivarsi per installare le telecamere di videosorveglianza e a garantire la vigilanza. Ma militarizzare i pronto soccorso non è la soluzione: bisogna agire sull’organizzazione dei pronto soccorso, garantire un numero adeguato sia di personale infermieristico che medico.
Spesso il pronto soccorso è un corpo avulso rispetto al resto dell’ospedale: dobbiamo sostenere gli operatori che operano quotidianamente sia lì che al 118 che nella medicina d’urgenza, sono lavoratori che nelle condizioni date cercando di garantire la massima assistenza e cure appropriate a tutti i pazienti”.
Il sit-in vuole essere anche una protesta contro “le aggressioni che fanno riferimento a una cultura di inciviltà, sopraffazione e prevaricazione” e che vanno sempre “denunciate e condannate”.
Di Maro, su questa emergenza, rivolge anche delle richieste precise alla politica. Alla Regione Campania, dopo la fuoriuscita dal commissariamento, si chiede di “programmare bene l’attività territoriale, adeguando i fabbisogni di personale”.
Al governo viene riconosciuta “una inversione di tendenza, vista nella recente sigla del Patto della Salute. Ma è solo l’inizio di un percorso. C’è bisogno di investimenti per garantire il bene più prezioso che abbiamo: la salute pubblica“.
“Nel nostro ospedale un medico ha avuto frattura alla mandibola e al naso – racconta Luigi Paganelli, Rsu Cgil dell’ospedale San Giovanni Bosco -. Abbiamo bisogno di un presidio di polizia e della qualifica di pubblico ufficiale, così che possa scattare subito la denuncia da parte dell’azienda sanitaria. La situazione è divenuta oramai insostenibile: sfido chiunque a recarsi al lavoro ogni giorno senza sapere se poi tornerà a casa integro o se avrà avuto ingiurie o minacce. I colleghi hanno perfino smesso di denunciare perché non abbiamo riscontri dalle istituzioni”.
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