Inchiesta Vivendi-Mediaset, incriminati Bollorè e de Puifontaine

I vertici di Vivendi, il colosso francese delle telecomunicazioni, risultano indagati dalla Procura della Repubblica di Milano. Lo si evince "dall’avviso di chiusura indagini" dell’autorità giudiziaria, come riporta Il Corriere della Sera. Il fascicolo, aperto nel 2016 su denuncia del gruppo Mediaset, vede quindi iscritti il finanziere Vincent Bolloré e l’ad Arnaud de Puyfontaine per le ipotesi di reato di "manipolazione del mercato" (da 1 a 6 anni) e "ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza" (da 2 a 8 anni). Bolloré, finanziere da 7 miliardi di dollari di patrimonio, insieme a de Puyfontaine, è accusato di aggiotaggio. In particolare, Bolloré viene accusato dai pm di aver ingannato il mercato "contestando pretestuosamente la veridicità dei dati dell’accordo dell’8 aprile 2016 tra Vivendi e Mediaset per l’acquisto di Mediaset Premium", e poi di aver inviato in tre occasioni comunicazioni in cui ha "fatto credere che l’inadempimento contrattuale di Vivendi dipendesse da sottaciute mine finanziarie dentro Mediaset Premium". Per la Procura era stato "programmato dall’inizio da Vivendi in funzione del reale intendimento dei francesi", che non era comprare Mediaset Premium, ma "raggiungere in Mediaset una partecipazione almeno del 24,99%". L’altra accusa a Bolloré poggia "su tre informazioni celate all’autorità di vigilanza sulla Borsa" su "ingenti acquisti di azioni Mediaset" e su "abboccamenti" con Telecom Italia e Mediobanca.
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