Il killer di Noemi vorrebbe lavorare fuori dal carcere. L’ira della sorella

"Non ha rubato un’auto, non ha spacciato. Ha ucciso. Io non dimentico il suo sorriso beffardo fuori dalla caserma dei carabinieri dopo aver confessato l’omicidio. Come si può permettere la libertà a un essere così? Che dignità dovrebbe recuperare che di dignità non ha nulla, che di umano non ha nulla, soltanto la fisionomia e la biologia?". E’ una parte del lungo post pubblicato sulla propria pagina social da Benedetta Durini, la sorella di Noemi, la 16enne di Specchia (Lecce), uccisa il 3 settembre del 2017 dal suo fidanzato e il cui cadavere fu trovato dieci giorni dopo sotto un cumulo di pietre nella campagne di Castrignano del Capo. "No ai benefici per il killer", scrive ancora la sorella di Noemi, mentre la madre Imma Rizzo si dice "sconcertata". La ragazza - accertò l’autopsia - fu sepolta quando era ancora viva. Un delitto per il quale Lucio Marzo, il giovane fidanzato, all’epoca anche lui minorenne, sta scontando in via definitiva in carcere una condanna a 18 anni e 8 mesi. Il post pubblicato dalla sorella di Noemi è la risposta alla ventilata ipotesi che si è diffusa dopo la richiesta avanzata dal giovane omicida al suo difensore, a cui avrebbe espresso il desiderio di poter lavorare fuori dal carcere. Un beneficio che potrebbe essere applicato una volta scontato un quarto della pena.
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