Amianto ed emergenza Covid 19: quale economia ci aspetta?
Amianto e Covid 19 sono emergenze attuali che hanno un impatto anche economico per il nostro Paese. Lo ribadisce l’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto APS. Sono in continuo aumento i casi di malattie asbesto correlate, in particolare per il mesotelioma, e in modo esponenziale il Covid-19 sta determinando un elevato indice di mortalità. Se ne è discusso nel corso della trasmissione Amianto ed emergenza Covid 19: quale economia ci aspetta?andata in onda su ONA TV, che sta contribuendo a diffondere tutte le informazioni sul rischio amianto, e nel nostro caso, con quello del Covid-19. Il Covid ha inciso particolarmente su coloro che erano affetti da patologie concomitanti, tra le quali il tumore del polmone, che è una malattia multifattoriale e che quindi sinergizza danni da amianto ed è potenziata anche dagli altri inquinanti.Infatti, il risarcimento dei danni amiantonon può essere la tutela, se non invece la prevenzione primaria, in particolare con la bonifica dell’amianto, che presuppone prima di tutto lo smaltimento amianto. In studio, ospiti di Massimo Maria Amorosini, Ezio Bonanni, Presidente ONA, Gaetano Fausto Esposito, Segretario generale Assocamerestero e docente di Economia Politica all’Universitas Mercatorum, Franco Colombo, Presidente FILASC, Giuseppe Pellacani, professore diritto del lavoro Università di Modena e Reggio Emilia. Amorosini ha rimarcato il dato epidemiologico di una elevata incidenza di casi di malattie asbesto correlate, accentuata dall’emergenza Covid-19, per il fatto che questo virus colpisce principalmente gli stessi organi già indeboliti dall’esposizione ad amianto. Ed ancora ha portato l’attenzione degli ospiti su quanto sarebbe importante un utilizzo delle risorse europee per rilanciare l’economia coniugata con la tutela dell’ambiente, nel pieno rispetto dei valori costituzionali. Già di per se, l’inquinamento ambientale è un vulnusnella tutela della salute, e la stessa emergenza Covid-19 è il risultato della lesione dell’ambiente e della salute. Secondo la visione dell’ONA, e del suo Presidente Bonanni, lo Stato non può che essere arbitro anche nel campo economico, dettare le regole, senza interferire. L’ONA aveva già chiesto al Ministro della Salute di elaborare uno specifico protocollo Covid-19 per coloro che fossero stati esposti ad amianto, ovvero colpiti da malattie asbesto correlate. Il conduttore ha chiesto se il Ministero abbia adottato il protocollo richiesto, ovvero dato una priorità alle vittime dell’amianto, come soggetti deboli. L’Avv. Ezio Bonanni ha confermato che il Ministero, purtroppo, è assente anche in questo ambito, e ha rimarcato il fatto che si assiste al fallimento anche di alcune esperienze nelle quali lo Stato pretende di ritornare imprenditore, come nel caso dell’ILVA di Taranto. In quel contesto, di fronte al falso dilemma lavoro/salute, come se uno escludesse l’altro, in realtà si esclude sia l’uno che l’altro. Infatti i posti e le ore di lavoro sono diminuite, e al tempo stesso, aumentano i malati e i morti. In più, anche con l’orrida legge della compatibilità di bilancio, in cui scolora anche il dramma delle vittime, dei morti, dei malati e delle loro famiglie, la vicenda ILVA è paradigmatica del fallimento, poiché le sole spese sanitarie per i danni provocati da questo inquinamento nella città di Taranto è di 4.000.000.000 di euro. Eppure lo Stato continua ad impiegare risorse pubbliche per tenere accesi altiforni che consumano carbone e che sono altamente inquinanti e con il costo di produzione fuori mercato, rispetto alle acciaierie asiatiche. L’ILVA produce più morti che acciaio, e uccide i suoi stessi dipendenti e loro familiari, e un popolo intero. L’economista Gaetano Fausto Esposito, autore della pubblicazione ‘Lockdown/Upside down - società ed economie globali in ripartenza’, ha sfatato il mito secondo il quale la pandemia da COVID-19 fosse un evento così imprevisto, e imprevedibile. Tutto è invece fondato su un modello di sviluppo economico che ha privilegiato la finanza rispetto alla produzione, e consumato la fiducia e l’ambiente, che sono fattori decisivi. Questa situazione, che ha avuto inizio negli anni ’80, e Trump ne è uno dei protagonisti, ha fatto crollare le basi su cui si era fondato lo sviluppo dei decenni precedenti. Il Covid-19 è quindi il momento di scontro di questi due mondi e di queste due concezioni, e segna un momento di shock, oltre il quale nulla sarà come prima. Non solo in economia, ma anche nella gestione della sanità pubblica e privata, e nella stessa legislazione. Certamente l’impresa non è un ente di beneficienza e deve perseguire il profitto, ma senza superare il perimetro del divieto di ledere la salute e l’ambiente. Se si continua a consumare l’ambiente e non se ne tiene conto, il risultato non può che essere quello attuale del Covid-19. Quindi, la pandemia non è un cigno nero, quanto piuttosto l’immagine del risultato per l’economia, e cioè l’immagine della crisi economica che è prima di tutto crisi sanitaria e ambientale prevedibile, e cioè il risultato dell’economia globalizzata che ha prodotto questo shock. Gli stessi Stati Uniti, di fronte al consumo di ambiente, nel revocare gli impegni di Parigi, ha di fatto tolto la Cina dall’isolamento, e incoraggiato le modalità di sviluppo che hanno portato a questi risultati. Nel corso della trasmissione, il Presidente della Filasc, Franco Colombo, ha dato la bella notizia della restituzione dei locali e della sede dell’azienda pubblica, di cui è presidente, ormai amianto free. Il tema dell’uso dell’amianto e del profitto sfrenato è la dimostrazione che non ci può essere economia senza il rispetto della salute, poiché l’uso dell’amianto ha praticamente comportato un pregiudizio duraturo, anche dal punto di vista economico ed economico produttivo. Fare impresa, quindi, non può non significare partire dal rispetto della salute e dell’ambiente, temi che stanno a cuore all’ONA e al suo Presidente Bonanni. In relazione ai prossimi programmi di investimento pubblici dei fondi che ci giungeranno dall’Europa, secondo Colombo, è necessario evitare che ci sia un clientelismo che ne determini l’impiego a pioggia, magari in favore di imprese decotte e non produttive. Se il denaro è utilizzato per finanziare imprese improduttive, di fatto è sperperato, e in più ciò pregiudica tutta la collettività, perché tarperebbe le ali alla ripresa. In più, tale modo di agire, premierebbe non i buoni imprenditori. In particolare, nel nostro tessuto imprenditoriale, fatto di piccole e medie imprese, evidentemente, tale modalità renderebbe ancora più gravosa la loro attività e il loro fare impresa, perché rimarrebbero ancora gravate da un sistema fiscale inaccettabile, e da una burocrazia che incide molto di più a carico dei piccoli, piuttosto che dei grossi complessi. Per questo motivo il Presidente Colombo ha ribadito l’esigenza di un razionale utilizzo delle risorse pubbliche, nella formazione professionale, e con il ruolo dello Stato nell’economia che deve essere di arbitro. Necessario non alterare la concorrenza con interventi pubblici nell’economia. Favorire il rilancio con la valorizzazione delle imprese e microimprese, con meno burocrazia e meno norme, spesso confuse, e maggiore efficienza del sistema giudiziario. Secondo Colombo, nell’era del digitale, sarebbe impensabile continuare ad amministrare la giustizia con carta e penna (così si redigono molti verbali e sentenze), e con termini dilatati, che lasciano irrisolte tutte le controversie e i nodi, compresi quelli delle imprese nei confronti delle amministrazioni. Il Prof. Pellacani ha ribadito che l’attuale organizzazione del lavoro non può considerarsi in smart working, quanto piuttosto un telelavoro, anche per assenza di digitalizzazione, e lo strumento di tutela del lavoro è solo quello della formazione professionale. Infatti solo la formazione professionale, piuttosto che il reddito di cittadinanza, può favorire il lavoro e l’elevazione della condizione dei lavoratori, ed è per questo motivo che anche nell’era del Covid-19, anche il c.d. blocco dei licenziamenti, non può costituire l’unica misura adottata dal Governo. Nella complessità propria della normativa sul rapporto di lavoro, e delle relative tutele, multiple e variegate, questa emergenza Covid-19, deve essere accompagnata, secondo Pellacani, da ulteriori strumenti di tutela, da ammortizzatori sociali, che non siano soltanto quelli della cassa integrazione, che costituisce l’ancora di salvataggio per le imprese che hanno il divieto di licenziamento, senza prevedere percorsi di formazione professionale e di specializzazione, in particolare sul digitale, che determinerebbero la possibilità di una nuova organizzazione del lavoro e del reimpiego di queste risorse, evitando quindi che il primo aprile porti come ‘pesce di aprile’ il licenziamento di non meno di 500.000 persone, se non di più. Il Prof. Esposito, sulla base di quanto richiesto dal moderatore, e cioè sui settori nei quali poter pensare di rilanciare la nostra economia, ha ribadito che il made in Italy, e quindi l’esportazione, sia uno dei pilastri della ripartenza. Infatti, il Covid-19 ha accorciato la filiera del commercio internazionale, rispetto alla Cina. In questo contesto, la nostra industria manifatturiera, e in particolare l’industria meccanica dà segni di grossa ripresa. Questo implementa l’importanza della manifattura meccanica, per la quale i nostri prodotti erano già molto apprezzati.
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